domenica 26 aprile 2015

Luna rossa (4)

Quando gli schiavi terminarono il loro lavoro, Daphne era appena a metà del suo. Aveva ripulito e ricucito tre tagli nel braccio destro di Thalia e quando Idia le lasciò svolgere la fasciatura del sinistro, la guaritrice non riuscì a trattenere un grugnito di frustrazione. Quattro tagli più profondi si aprivano nelle pelle olivastra della ragazza, quattro bocche grinzose che continuavano a sanguinare al minimo tocco. Idia si portò istintivamente una mano alle labbra, gli occhi le si riempirono di lacrime.

«Perché?». Fu appena un sussurro, ma Daphne riuscì comunque a percepirlo.

«Ringraziamo gli dei che non abbia commesso una simile idiozia in piena notte.», commentò rudemente Daphne. «Forse in fondo non ci ha provato davvero.».

Idia strinse gli occhi con ribrezzo. «Sette volte il coltello ha attraversato la pelle! Si è procurata sette profondissimi tagli, e tu dici che non ci ha provato davvero? Io vedo fin troppa determinazione, invece! È il motivo che non riesco a capire, non riesco proprio a immaginarlo!» Nonostante sentisse la gola serrarsi attorno alle parole, la regina continuò a dar sfogo al suo rabbioso dolore. «Thalia, la mia Thalia non avrebbe mai neanche lontanamente pensato a un gesto del genere. Qualcosa o qualcuno deve averla spinta. Forse ha scoperto, ha sentito qualcosa dagli altri schiavi…». Il suo pensiero andò subito a Kalim e al modo in cui tremava mentre rispondeva alle sue domande.

Daphne intuì i suoi sospetti. «Non farti accecare dalla rabbia, mia signora. Kalim e Zemah si incontrano in segreto già da qualche tempo e solo la provvidenza divina ha fatto in modo che scegliessero proprio questo luogo al momento opportuno.». 

Idia distolse lo sguardo, mal dissimulando il disappunto per quel rimprovero. 

Daphne, invece, continuava a ripulire e ricucire placida le ferite dell'ancella, la quale aveva finalmente ritrovato un respiro regolare. «Riposo e buon cibo.», sentenziò alla fine, col suo solito sorriso sicuro. «Si riprenderà, mia signora. Si riprenderanno entrambi.».

La linea verticale che solcò la fronte della regina esortò Daphne a spiegarsi meglio. «Oh, non dirmi che non l'avevi notato! Eppure hai appena partorito...I seni più grandi, la pelle più liscia, quel piccolo rigonfiamento al basso ventre...».

Idia sentì un lampo attraversarle la testa. «Thalia é incinta!», disse a metà strada tra una affermazione e una domanda. 

Daphne infilzava un punto dietro l'altro nella carne, ma quel suo caratteristico scintillio negli occhi fu una conferma sufficiente. «Da almeno tre lune, direi!».

domenica 12 aprile 2015

Luna rossa (3)

Il tragitto dal giardino agli appartamenti degli schiavi sembrò durare un'eternità. Idia avrebbe voluto correre a perdifiato, ma si suppone che una regina debba mantenere il decoro. Certo, si suppone anche che una regina non metta mai neppure la punta di un piede nella parte del palazzo riservata agli schiavi. Ma Idia era troppo impegnata a mantenere il controllo dei suoi pensieri per far caso a dove Zemah la stava conducendo. 
Continuava a chiedersi che cosa poteva essere successo, eppure non le riusciva di fare ipotesi. Voleva solo raggiungere Thalia, ma quegli immensi corridoi sembravano non voler mai finire. 

"Dei, ha detto tanto sangue...". Pregava e pregava perché non fosse niente di grave, un taglio, una brutta caduta magari, che Zemah avesse esagerato. Ma gli dei raramente ascoltavano le sue preghiere, e Idia ne ebbe la prova ancora una volta.

C'era davvero tanto, troppo sangue. Il pavimento della stanza di Thalia era tutto una scura pozzanghera viscida, chiazzata di bianco lì dove uno degli schiavi aveva lasciato le proprie impronte per soccorrere la ragazza. 
Era Kalim e stava ancora serrando le mani attorno alle braccia fasciate di lei. Thalia stava distesa accanto alla cassapanca dove teneva le tuniche pulite, un piccolo lusso per l'ancella prediletta della regina nella sparuta mobilia concessa agli schiavi. Quel dono era adesso coperto di ditate sanguigne, mentre l’ancella poggiava la testa e le spalle al muro, pallida, piccola, con la bocca spalancata e marcati cerchi violacei attorno agli occhi semichiusi. Kalim faceva del suo meglio per frenare l'emorragia, ma le bende continuavano a impregnarsi di striature scarlatte.

 Quando si accorse dell'arrivo di Idia, lo schiavo le rivolse uno sguardo terrorizzato. I suoi occhi corsero a un piccolo coltello ai piedi di Thalia, poi di nuovo alla regina, poi di nuovo al coltello. Iniziò a balbettare qualcosa, forse una giustificazione, ma Idia non gli diede retta.

«Zemah, corri a chiamare Daphne. Lei e nessun altro, mi hai capito?».
La schiava annuì nervosamente e tornò di corsa da dove era venuta.

«Kalim, aiutami a metterla sul letto. Non lasciare andare le bende. Ecco così, fai attenzione.». La regina afferrò le caviglie della sua ancella priva di sensi e le sollevò nel momento in cui Kalim fece lo stesso con le braccia. Sentiva i sandali scivolare sul sangue, l'odore metallico che impregnava la stanza, lo stomaco che le si contraeva, ma ignorò l'impulso di vomitare. "Madre Hera, fa' che non sia troppo tardi. Salvala!".

Far stendere la ragazza non fu una gran fatica, tanto era leggera. Una volta sul letto, il suo petto cominciò a sollevarsi debolmente in lenti respiri, sempre più radi. Idia prese il posto di Kalim e iniziò a tenere lei le fasciature di fortuna alle braccia. «Dì ciò che devi, Kalim e fa' in fretta.», ordinò Idia, la voce tesa ma ferma.

«Io...io non so, padrona.», balbettò lo schiavo, «Stava già a terra quando sono arrivato. Ho visto il sangue e il coltello nelle sue mani.»

«Chi altri ha visto?»

«Solo Zemah, mia signora. Gli altri preparano tutti il banchetto per il principe. Nessuno in giro.».

"Il  banchetto, é vero...". Idia si era completamente dimenticata di quella sgradevole iniziativa del suo sposo. Signori di terre lontane, Greci e non, erano stati invitati per avere l'onore di omaggiare l'erede di Eeta. A giorni il palazzo si sarebbe riempito di ospiti altezzosi, alleati o potenziali tali, e di tutto il loro seguito. "Come se a loro importasse qualcosa di diverso dal mangiare cibi esotici e accoppiarsi con qualche schiava sotto il naso delle loro improfumate consorti". Sarebbero arrivate anche le sorelle di Eeta, Circe e Pasifae, altre due esponenti della casa di Helios che Idia non amava affatto, la prima in particolar modo.

«E allora perché tu e Zemah vi trovavate qui?» chiese ancora la regina, il tono ancor più esacerbato da quei pensieri. Fu il sospetto nel suo sguardo a far impallidire Kalim o qualche segreto che lui e Zemah condividevano? Idia non riuscì a capirlo, ma per il momento decise di credere a ciò che lo schiavo le rispose.

«Il padrone Eeta ha mandato noi a cercare lei. Io giuro.». L'indice rivolto verso Thalia gli tremava tanto quanto la voce. «E noi poi abbiamo visto lei così. Io ho portato aiuto e Zemah ha corso da te, mia signora.».

Idia annuì e smise di fare domande. Sarebbe stato comunque inutile chiedere a uno schiavo le motivazioni del suo re. Inoltre a preoccuparla di più era il battito di Thalia che si indeboliva di minuto in minuto. Idia poteva sentirlo dai polsi che continuava a tenere stretti. "Dei onnipotenti, dove sarà finita Daphne?"

«Togliti di mezzo, ragazzo, mi intralci!». La voce perentoria della nutrice venne a rispondere alle mute invocazioni di Idia. La regina tirò un mezzo sospiro di sollievo, ma quando la vide non pensò neanche di biasimare Daphne per il ritardo.
La donna si era caricata sulle spalle una sacca imponente, che poi si rivelò essere piena di garze, unguenti, aghi, fila di budella animali e altri strumenti chirurgici. E non aveva lo stesso fiatone di Zemah.

«Kalim, Zemah, ripulite tutto e uscite.», comandò ancora una volta Idia, mentre Daphne iniziava ad esaminare le ferite di Thalia. «E non una parola con nessuno.», aggiunse. «Altrimenti vi mando a cercare perle in fondo all'oceano, sono stata chiara?».

Testa bassa e spalle curve, gli schiavi annuirono senza fiatare. Zemah uscì nuovamente di corsa, per tornare pochi momenti dopo con un secchio d'acqua e due stracci. Idia non riusciva a fare a meno di domandarsi il vero motivo della loro presenza lì, ma sapeva che in fondo doveva essere grata agli dei per quella circostanza. Senza di loro, Thalia sarebbe morta di certo.

Continua...