domenica 19 luglio 2015

Un nuovo giuramento (5)

Quell'uomo non era solo strano. Era proprio pazzo, ora Atalanta ne era sicura. «Io non vengo da nessuna parte con te, bestione. Lasciami in pace.».

Il colosso si voltò a metà, le folte sopracciglia unite in mezzo alla fronte. «Ascoltami, ragazzina. Se vuoi farti ammazzare in uno dei tuoi goffi tentativi di tiro con l'arco, fai pure, non potrebbe interessarmi di meno. Ma se é la vendetta che vuoi, io sono l'unico, in un questo corrotto anfratto di terra dimenticato dagli dei, a poterti mostrare la strada per ottenerla. Vieni con me. Non te lo proporrò una terza volta.». E di nuovo, le diede le spalle, riprendendo il suo cammino a passi pesanti.

Atalanta lo lasciò fare. "Che l'Ade se lo porti, questo idiota impiccione."
Raccolse il suo arco e se lo rimise a tracolla, ma anche così la punta rinforzata in bronzo le strisciava tra le gambe, rendendo i suoi movimenti estremamente impacciati. 

Anche lei prese la via del crinale e una volta ai piedi della collina si ritrovò a un bivio. "Meglio che mi trovi un posto dove stare.", consigliò a se stessa. Da un lato la via portava a Iolkòs, all' agorà piena di uomini di Pelias, uomini come Roikos, che non avrebbero pensato due volte a mettere le mani addosso a una ragazza sola, vagabonda e vestita di nient'altro che di una tunica sporca. Per non parlare degli schiavisti, dei bordelli e dei miseri sicofanti, pronti a venderla al miglior offerente. 

Dall'altro lato del bivio, Atalanta poteva ancora distinguere la dondolante figura dell'uomo-orso che si avviava verso la macchia di olmi da cui era venuta la sera prima. Lo vide scomparire nella foresta prima di decidersi a seguirlo.

Corse quanto le permisero la faretra alla cinta e l'arco dietro le spalle: sentiva che la corda le stava segando il petto. Accolse con sollievo la frescura che trovò nella macchia alberi, ma quando gli occhi si abituarono alla penombra, si rese conto di essere stata troppo lenta. Aveva perso di vista il gigante, impresa per nulla semplice.

Frustrata, si guardò intorno, aspettando che il respiro tornasse normale.
«Di qua, ragazzina.», la richiamò la voce possente di quel bizzarro uomo peloso. Era a pochi passi alla sua destra, appena dietro un nodoso tronco di un leccio, eppure Atalanta non lo aveva neanche sentito.

«Non chiamarmi ragazzina.», gli intimò, affiancandoglisi.

«E come dovrei chiamarti?»

Atalanta non rispose, si limitò a guardarlo di sottecchi. Prima voleva vedere dove la stava portando.

L'uomo scrollò le spalle, indifferente. «Io mi chiamo Arktos, se può interessarti.»

Continua...

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