domenica 15 novembre 2015

Libera (6)

Il sole era già alto nel cielo quando Altea fece ritorno. Sedeva su un carretto trainato da mulo attempato, insieme a un uomo massiccio dalle nocche nodose. Dietro di loro, un ragazzo stava seduto a braccia incrociate, anche lui robusto, in tutto simile all'uomo che teneva le redini, salvo che per il colore della pelle, leggermente più scura. Era cresciuto molto dall'ultima volta che Altea lo aveva visto.
Quando il carro si fermò a pochi passi da Idia e Thalia, Altea scese con più agilità di quanto si sarebbe dovuta concendere. Una fitta alla schiena venne a ricordarle la sua età. 

«Perdona il ritardo mia signora, ma la moglie di Dioneo aveva qualche remora sulla nostra destinazione.», si giustificò, sorridendo ai borbottii del grosso contadino.

Anche lui e il ragazzo saltarono giù dal carretto per rendere i loro omaggi alla regina. «Mia moglie non ha tutti i torti, però. La Fo...».

«Hai già dimenticato le mie raccomandazioni, Dioneo?» Altea lo interruppe prontamente. Essere costretta ad alzare la voce la irritava sempre. «Sarai sordo e cieco durante questo viaggio, nonché muto, ora come al tuo ritorno.».

«Perdonami, saggia Altea, l'età irrigidisce la mente e scioglie la lingua, si sa.».

Altea gli concesse un sorriso di perdono, anche se avrebbe tanto voluto colpirgli la testa col suo bastone d'ebano.
«Siamo pronti per partire, mia signora.» Annunciò poi ad Idia. Per un attimo credette di vedere Thalia svenire, tanto era impallidita. Ma non accadde. La regina, invece, le si avvicinò con aria preoccupata, torcendosi una ciocca di capelli tra le dita.

«Rispetterò i miei propositi e non ti chiederò dove la porterai. - le sussurrò a un orecchio - Promettimi solo che sarà al sicuro. Ti prego.».

«Al sicuro e libera, regina.».

«Molto bene, allora.» Idia si allontanò, continuando a torcersi i capelli tra le dita. «Mi duole non poter venire con voi, ma se tardo ancora, il re comincerà a chiedersi dove sono, o peggio, manderà qualcuno a cercarmi.».

Altea annuì. Si era aspettata un'eventualità del genere. «Lascia almeno che Thestios ti scorti sulla via del ritorno. Penserò io a tutto.». Tese una mano a Thalia, accompagnando il gesto con un sorriso.

Ma la ragazza si strinse alla regina, le afferrò il braccio con entrambe le mani, sperando forse che nessuno avesse il coraggio di strapparla via dalla sua padrona.
Idia si chinò sulla sua ancella, ancora leggermente più bassa di lei, le scostò una ciocca riccioluta dal viso e glielo accarezzò, come farebbe una madre con una figlia.

Altea distolse lo sguardo, come se in qualche modo avesse potuto violare quel momento di tenerezza. Fece segno a Thestios, il solido figlio di Dioneo, di attendere lì accanto a lei, finché gli addii non fossero stati detti e le lacrime asciugate. Finalmente, Thalia si inchinò un'ultima volta fino a baciare i sandali della regina. Quando si rialzò, il volto era asciutto, la fronte liscia e le labbra ferme. Un passo dietro l’altro, raggiunse il carro e andò a sedersi nel vano posteriore, pieno di attrezzi da falegname.

«Sarà meglio andare, Venerabile Madre. Se non sono a casa per il tramonto, la mia sposa mi accoglierà a colpi di scopa.», avvertì Dioneo. «Gli dei ti proteggano, mia regina. Mio figlio di certo lo farà.». E con un inchino a Idia e una pacca sulla spalla di Thestios, il contadino andò a riprendere le redini dei muli.

Altea alzò i palmi al cielo a salutare la regina. «Non ti angustiare, mia signora. Mi prenderò molta cura della tua protetta e serberò il segreto. Lo faremo tutti.».

«Ne sono convinta.» Idia rispose con lo stesso saluto. «Non potrò mai ringraziarti abbastanza, saggia Altea.».

«Non ne avrai bisogno.» Così dicendo, anche Altea prese posto sul carro.

Quando finalmente partirono, Thalia rimase con la testa nascosta tra le braccia strette attorno alle ginocchia. Non si voltò neanche per un ultimo sguardo alla sua regina.  Sembrava non voler vedere niente di tutto quello che le accadeva intorno.

Continua...

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